Del momento preciso in cui ho deciso di aprire questo blog in realtà ne avevo già parlato nel mio post zero ma, questa volta, mi è venuta voglia di spingermi più nel dettaglio e raccontarti il perché l’ho fatto, il tutto condito da ansie e patemi d’animo vari.
Nessuno sapeva che cosa facessi
Era il 2014 e diciamo che, da quando avevo aperto partita iva 3 anni prima, ero una freelance nell’ombra.
Avevo le mie collaborazioni stabili, ogni tanto arrivava qualche cliente tramite il passaparola e io ero felice e contenta così. Avevo le mie entrate fisse, pagavo le tasse senza troppe angosce e riuscivo togliermi qualche sfizio.
All’epoca mi sembrava già tantissimo così: insomma mettere in piedi un’attività e farla funzionare senza troppo stress era già un ottimo risultato, non potevo e volevo pretendere di più da me stessa.
In quello stesso periodo riallaccio rapporti con vecchie conoscenze, incontro colleghi di zona e viene fuori questo: nessuno sapeva esattamente quale fosse il mio lavoro.
Se all’inizio ero un po’ stupita – come, non sai che mi occupo di scrittura? – dopo un po’ ho capito che se gli altri non conoscevano la mia professione era solo e soltanto colpa mia.
Non avevo un sito internet né un’email di lavoro semiprofessionale, avevo un logo che mi rappresentava sì e no e che nel frattempo avevo cambiato un’infinità di volte… insomma ero freelance da più di tre anni e non avevo un’identità professionale riconosciuta.
Mi sono resa conto che in pochi sapevano che scrivevo. In pochissimi che sapevo farlo bene.
Quindi?
Quindi, la crisi
Questa situazione, mescolata all’esigenza di avere più clienti da gestire in autonomia senza avere le spalle coperte da un’agenzia, mi ha portato a un momento di crisi.
Da una parte ero contenta perché stavo lavorando molto e facendo esperienza, dall’altra mi sentivo una stupida nell’essere rimasta “in disparte” per tutto quel tempo, senza costruirmi una professione riconosciuta.
Volevo gridare a tutti quello che sapevo fare, al contempo non avevo nessun servizio da proporre e pochissimi lavori di cui poter parlare per i vincoli di riservatezza con le agenzie.
Ho iniziato a curiosare su internet e, tra un sito e l’altro, mi è venuto il lampo di genio: aprire un blog che parlasse del mio lavoro. Lo facevano già in diversi allora, in meno di oggi, e mi sembrava la soluzione migliore per condividere esperienze e ritagliarmi uno spazio tutto mio.
Mi è venuto subito in mente il mio vecchio blog di Splinder e di quanto mi divertivo a scrivere i fatti miei in pieno anonimato.
Sono partita, carica a mille: ho acquistato su Ovh quello che è ancora il mio attuale dominio, ho acquistato un tema di WordPress molto minimal e l’ho fatto installare dal mio fidanzat.. (ehm, marito). Ho personalizzato un minimo il tema e fatto l’ennesima versione del mio logo.
Non avevo un piano definito, non sapevo dove avrebbe portato il blog. L’unica cosa di cui ero certa è che volevo parlare di scrittura e dare evidenza al mio punto di vista sull’argomento.
Scrivi e la paura se ne va
Ok, l’involucro c’era, quello che mancava erano i contenuti. Ho creato un piano editoriale che prevedeva l’uscita di un post a settimana, un obiettivo fattibile, per poi concentrarmi sull’argomento del primo articolo.
Ecco, in quel momento sono andata nel pallone. Avevo paura. Paura del giudizio altrui. Paura di non essere abbastanza. Paura di sbagliare. Paura dei refusi che sbucano quando la stanchezza ti assale.
E sai cos’ho fatto? Ho scritto. Ho buttato fuori tutte le paure, ho lasciato scorrere le dita sulla tastiera senza pensare troppo. Ho tirato fuori le idee e le mie emozioni del momento.
Ho scritto, la paura se n’è andata (anche se poi è tornata per altre cose), ho fatto un bel respiro e sono andata online.
Felice di averlo fatto 🙂
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