Quando volevo essere un’altra

Da piccola sognavo di essere figa come Nadia Fushigi de “Il mistero della pietra azzurra”. Non che Madre Natura non sia stata generosa con me, intendiamoci, ma volevo essere esattamente l’opposto di quello che sono: pelle bruna, occhi intensi e penetranti, capelli scuri, agilità a pacchi.
Mamma e papà invece mi hanno fatta bionda, con gli occhi scuri e con la pelle che si abbronza dopo mille ore di sole e dopo aver attraversato colorazioni che spaziano dal fluo all’aragosta. Quando invece hanno distribuito l’agilità, io ero in fila da qualche altra parte, e lo testimonia il fatto che a scuola ero tra le ultime ad essere scelte quando si giocava a qualsiasi tipologia di sport, soprattutto la pallavolo.
Alle medie avrei voluto avere la disinvoltura di una mia compagna di classe: super simpatica, spigliata, circondata da amiche, corteggiata dai ragazzi più belli della scuola. Io invece ero un piccolo fungo (complice il taglio di capelli), con le guanciotte a forma di scoiattolo e troppo timida per avvicinarmi al genere maschile anche solo per un “ciao”.
Quando sono diventata freelance e ho iniziato ad analizzare la concorrenza, mi sono ritrovata a desiderare il successo di alcune mie colleghe. Quelle bravissime. Quelle che sforano il regime dei minimi. Quelle che tutti ammirano. Quelle che vengono invitate a destra e sinistra per raccontare cose importanti. Quelle che riescono a dire la cosa giusta nel modo giusto.
Sia chiaro, me la sono sempre vissuta bene, eh. Non provo invidia (se non quella sana che fa scattare la competizione) né mi strappo i capelli perché mi voglio diversa a tutti i costi. Solo, ho la tendenza ad essere molto severa con me stessa e a sminuire quello che faccio, cercando negli altri una perfezione che non esiste.
Le cose sono cambiate quando ho capito che dovevo smetterla di voler assomigliare a qualcun altro e che dovevo accettarmi di più per quella che sono, con i miei pregi e le mie limitazioni. E per questo devo dire grazie anche ai miei clienti:
«I tuoi consigli sono molto mirati e sei bravissima nel trasmettere la passione per quello che fai. Un’iniezione di energia positiva.»
«Sei molto preparata, sorridente e pronta a rispondere a tutte le domande.»
«È un piacere stare in aula con te!»
«Ci tenevo a ringraziarti perché mi hai davvero alleggerito il cuore e la testa.»
(non mi sono inventata niente, sono solo alcune recensioni/complimenti che ho ricevuto in questi anni).
Alla fine io voglio essere Silvia, quella con cui le persone si sentono a loro agio. Quella super disponibile e che riesce a far sentire le persone a casa, anche se si tratta di lavoro.

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