Il copywriting persuasivo può essere onesto?
Quando ho iniziato a fare le mie ricerche per scrivere questo post sul copywriting persuasivo, mi sono imbattuta in titoloni da volantino pubblicitario che recitano cose del tipo: modelli copia e incolla da usare, formule pronte per i tuoi testi, diventa convincente.
Leggendo qualcuno di questi articoli mi sono finalmente data una risposta al fatto che molte persone reputino il copywriting persuasivo come il male assoluto, una tecnica ingannevole costruita per raggirarci e portarci ad acquistare quello che ci viene propinato dicendo un sacco di bugie.
Questi post parlano di titoli magnetici, di manipolazione attraverso le emozioni, di trucchi ed esempi che funzionano, di quella che io chiamo fuffa.
La stessa che ritrovo nelle sponsorizzazioni sui social, nei video di influencer che si promuovono da spiagge caraibiche, negli annunci aggressivi che mia nonna archivierebbe alla voce molto fumo e niente arrosto.
Ecco, io oggi voglio provare a difendere il copywriting persuasivo, spostando il punto di vista per farti vedere questo stile di scrittura con occhi diversi, in modo positivo.
Copywriting persuasivo, una definizione sincera
Per copywriting persuasivo si intende un particolare modo di scrivere che aiuta a vendere un determinato prodotto o servizio, dare visibilità al brand, aumentare il fatturato con risultati concreti.
Al copywriting persuasivo sono spesso abbinate le sei armi di Robert Cialdini, tecniche di comunicazione che fanno leva su elementi come reciprocità, scarsità, riprova sociale, coerenza, autorevolezza e simpatia per invogliare all’acquisto.
Possiamo scegliere di usare la scrittura persuasiva come ci viene raccontata oppure fare del nostro meglio per veicolare un messaggio convincente ma, allo stesso tempo, coerente con i nostri principi e di valore per il nostro pubblico.
Come viene identificato il copywriting persuasivo
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Quante volte hai letto microcopy così? Tantissime, lo so. È proprio questa la percezione che abbiamo della scrittura persuasiva: parole messe insieme e usate come formule con il solo e unico obiettivo di abbindolare il proprio target per vendere, rinunciando ad altre cose importantissime: bisogni, esigenze, integrità, valori.
Molti brand comunicano così - senza cura e attenzione - è vero, ma questo non ha nulla a che fare con il copywriting persuasivo. Se ci fai caso questi brand sono gli stessi che seguono i trend del momento, costruiscono messaggi raffazzonati, ragionano secondo logiche di vendita superficiali, che tralasciano per esempio il perché di quello che facciamo.
Allora cos’è davvero il copywriting persuasivo?
È premuroso. Si interessa ai reali bisogni del suo pubblico (non quelli blasonati e che vengono inseguiti dalla massa), prova a risolvere esigenze, migliorare davvero un aspetto della vita delle persone. Lo fa attraverso l’ascolto e l’empatia.
Tira fuori i valori del marchio. Che si tratti di una sales page o una pagina contatti che invita essere compilata, la scrittura persuasiva è un filo conduttore sottile ma sempre presente che ricorda con schiettezza quali sono i principi in cui crede quel brand così che chi li legge possa abbracciarli e riconoscerli come suoi. O respingerli, se necessario.
Racconta personalità. Aiuta il brand a differenziarsi dai competitor, mettendo in luce la sua unicità, cosa lo rende così diverso e speciale.
È sincero. Mette al bando la trasgressione, l’esagerazione, le bugie, la voce grossa. Non si può più comunicare senza trasparenza e schiettezza.
Unisce brand e persone. Dà forza a molto altro oltre ai valori: punti di vista, bagagli culturali, emozioni. È da qui che si costruiscono legami. I brand non sono più brand ma entità molto simili a esseri umani che comunicano con altri esseri umani. Dentro c’è fiducia, relazione, conversazione.
Attrae. Esalta con coraggio le qualità di un brand, di un prodotto o servizio, le competenze di un professionista, dichiara quali sono i vantaggi, cosa si ottiene e come ci si sente prima, durante e dopo l’acquisto.
Seleziona quello che deve dire e a chi. Un messaggio solo, uno soltanto, a poche persone, quelle che contano e ci interessa raggiungere. Non possiamo più permetterci di sprecare energie parlando a tutti e dicendo più cose insieme. Meno è meglio, ancora una volta.
È sensibile al pubblico di riferimento. Le persone sono sempre più attente su cosa comprano, si informano sui brand, scelgono quelli più vicini al loro modo di vedere il mondo, al loro approccio. Conoscono meglio le logiche che guidano i social, l’advertising, hanno l’intelligenza per comprendere. Prenderle in giro, ingannarle, vuol dire allontanarle. Per sempre, però.
E adesso dimmi, tornando alla domanda del titolo “Il copywriting persuasivo può essere onesto”: cosa rispondi? Per me è sì.